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Saia, relatore al ddl Finanziaria: Intervento di 2-3 miliardi di euro, "massimo di 4" "Un alleggerimento dell'Irap per le piccole e medie imprese" La maggioranza presenta tre proposte. Il vice ministro Vegas: "Interessante, ma ora non ci sono risorse" 2009-10-29 |
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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-10-29 Ma per il sottosegretario Vegas "Si va verso una bocciatura tecnica" Taglio Irap, emendamento Pdl-Lega Ma si va verso il rinvio Lo sgravio Irap proposto attraverso il meccanismo della detrazione dalle imposte dirette ed indirette * NOTIZIE CORRELATE * "Un alleggerimento dell'Irap per le piccole e medie imprese" (28 ottobre 2009) * Marcegaglia, attacco all’Irap: "Imposta odiosa, va tolta subito" (28 ottobre 2009) * Berlusconi: pronti a tagliare l'Irap (22 ottobre 2009) * L'Irap: cos'è, chi la paga, quanto si paga (22 ottobre 2009) ROMA - Pdl e Lega hanno presentato in Senato un emendamento comune per chiedere un mini-taglio dell'Irap. Il testo propone la detrazione dalle imposte dirette e indirette dell'Irap dovuta sul totale delle retribuzioni pagate ai dipendenti per le imprese fino a 50 addetti e per le imprese sopra ai 50 addetti una detrazione pari alla percentuale tra il totale dei loro dipendenti e 50 addetti. IL MINOR GETTITO - Si introduce così una "franchigia" che azzera totalmente l'Irap sul costo del lavoro per le piccole e medie imprese e ne riduce proporzionalmente il peso su tutte le altre. Lo sgravio Irap proposto attraverso il meccanismo della detrazione dalle imposte dirette ed indirette (Ire, Ires, Iva) consente di non modificare le condizioni finanziarie delle Regioni, destinatarie del gettito Irap. La copertura finanziaria del minore gettito, quantificato in 4 miliardi di euro, deriva dalla trasformazione dei cosiddetti "fondi perduti" in credito d'imposta. Da quest'ultimo provvedimento sono esclusi i fondi pubblici per gli start-up della imprenditoria giovanile e femminile. VEGAS - Ma il viceministro all'Economia Giuseppe Vegas, a margine dei lavori sulla finanziaria della commissione Bilancio in Senato, gela gli entusiasmi: "Si va verso una bocciatura tecnica dell'emendamento pdl-Lega sull'Irap e in commissione il governo esprimerà parere contrario a malincuore. È un tema che riguarda tutti e su cui siamo tutti d'accordo", dice Vegas, ma il nodo è rappresentato dalle coperture su cui "il governo prende tempo per valutare. Poi in Aula - aggiunge infatti - si vedrà. Ogni giorno ha la sua pena...". La bocciatura tecnica prospettata dal viceministro Vegas all'emendamento presentato in commissione dal Pdl e dalla Lega sul taglio dell'Irap è l'unico modo per consentire che la proposta di modifica possa essere ripresentata per l'esame in Aula. "Siamo tutti d'accordo nel merito - dice Vegas - ma come in tutte le cose la partita è doppia". SOLUZIONE CONCORDATA - Secondo quanto si apprende, la soluzione indicata sarebbe stata concordata nel corso di una riunione tra il governo e la maggioranza: tra i presenti, il presidente della commissione Bilancio del Senato Antonio Azzolini e il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama Maurizio Gasparri. Nel corso dell'esame in commissione dovrebbero dunque trovare spazio solo piccolissimi ritocchi che verranno formalizzati con un emendamento del relatore nel pomeriggio.
29 ottobre 2009
Saia, relatore al ddl Finanziaria: Intervento di 2-3 miliardi di euro, "massimo di 4" "Un alleggerimento dell'Irap per le piccole e medie imprese" La maggioranza presenta tre proposte. Il vice ministro Vegas: "Interessante, ma ora non ci sono risorse" MILANO - "Un alleggerimento dell'Irap per le piccole e medie imprese con meno di 50 addetti e che potrebbe essere legato al mantenimento dei lavoratori in azienda". È questa una "ipotesi allo studio" della maggioranza che potrebbe presentare una nuova proposta con l'obiettivo di introdurre la novità già nella Finanziaria. Lo riferisce il relatore Maurizio Saia (Pdl), a margine dei lavori della commissione Bilancio al Senato, evidenziando come si tratti ancora di una fase preliminare e come il governo non abbia ancora espresso alcuna valutazione in merito. "In tutto si potrebbe trattare di un intervento del peso di circa 2-3 miliardi. A dirla grande di 4 miliardi", spiega Saia. Ma il lavoro del relatore non sarà facile in quanto dovrà mettere d'accordo la proposta della Lega sopra citata, con quelle del Pdl che variano tra 8 e 12 miliardi, e il Tesoro che, per bocca del vice ministro Vegas, dice "proposte interessanti, ma ora non ci sono risorse". I DETTAGLI - Al momento, spiega Saia, il tentativo è di trovare "una sintesi tra le proposte messe in campo dalla maggioranza, dalla Lega ma anche dall'opposizione". Si tratta "di un'ipotesi che può venire anche smentita. Io come relatore mi carico delle istanze parlamentari e cerco di sollecitare il governo". Nel caso in cui si arrivasse a trovare una mediazione già in commissione, la proposta potrebbe essere comunque formalizzata solo dal relatore o dal governo. L'Irap sarà comunque "tra gli ultimi capitoli che affronteremo" durante l'esame in commissione spiega il relatore. In alternativa, occorrerebbe attendere l'approdo del testo in aula. EMENDAMENTI - Sul taglio dell'Irap, il Pdl ha presentato due proposte di modifica in commissione Bilancio e la Lega una. "Abbiamo presentato un emendamento complessivo che include interventi sull'Irap e sull'Irpef per 35 miliardi di euro", spiega il presidente della commissione Finanze al Senato, Mario Baldassarri (Pdl). "Poi sono stati presentati singoli emendamenti che sono pezzi di un quadro. Dentro questo, uno sull'Irap con deduzione sul monte salari per tutti che costa 12 miliardi di euro. Un altro che deduce il monte salari fino a cento addetti e costa 8 miliardi. La Lega ha presentato un emendamento sul taglio dell'Irap per le aziende sotto i 50 addetti e l'opposizione ha presentato proposte di modifica". "NON CI SONO RISORSE" - Secondo il vice ministro al Tesoro. Giuseppe Vegas, il taglio dell'Irap "è un'ipotesi interessante, ma va valutata bene soprattutto per quanto riguarda le coperture. Attualmente non ci sono le risorse. Poi vediamo".
28 ottobre 2009(ultima modifica: 29 ottobre 2009)
Rigore e crescita, la replica: "Non siamo il partito della spesa" Baldassarri: "Tagli indicati con precisione. Federalismo fiscale: via giusta, ma non darà effetti subito" * NOTIZIE CORRELATE * L'editoriale di Francesco Giavazzi Caro Direttore, su quanto sostenuto da Francesco Giavazzi nel suo editoriale "Come coniugare rigore e crescita" vorrei sottolineare alcune imprecisioni e fare alcune precisazioni. Queste sono le imprecisioni. Gli emendamenti presentati al Senato da un gruppo di senatori PdL con prima firma del sottoscritto poggiano tutti sulla ferma convinzione che qualunque sgravio fiscale o qualunque altro tipo di sostegno alla ripresa debba essere totalmente coperto da tagli di spesa pubblica. Nelle condizioni in cui siamo, l’Italia non può permettersi un solo euro di deficit e debito pubblico in più. Pertanto nessuno di noi può essere iscritto d’ufficio al "partito della spesa". Abbiamo indicato due voci precise da tagliare: gli acquisti delle pubbliche amministrazioni e i contributi a fondo perduto. Nel primo caso si tratta di più di 120 miliardi di euro, all’interno dei quali spiccano gli acquisti del settore della sanità aumentati del 50% negli ultimi quattro anni, e destinati nelle previsioni tendenziali ad arrivare ad oltre 140 miliardi nel 2013. Tornando al livello del 2002 e riconoscendo l’inflazione di questi anni, si avrebbe un risparmio di 20 miliardi di euro. Questi tagli pertanto non hanno niente a che vedere con la situazione degli edifici scolastici italiani portati ad esempio da Giavazzi. Nel secondo caso si tratta di 44 miliardi di euro all’anno. Rispetto a questi, abbiamo escluso dai tagli le risorse che debbono andare ai trasporti pubblici locali ed alle Ferrovie per circa 20 miliardi. Resterebbero comunque 24 miliardi, parte dei quali (noi proponiamo 15 miliardi) da trasformare in credito di imposta. Pertanto, se un’impresa deve avere 10 milioni di contributo pubblico non li riceve "tutti e subito" per poi dopo qualche anno magari sparire dal mercato, ma li può avere facendo investimenti, assumendo, producendo e potendo poi detrarre il credito di imposta dall’Ires e dall’Iva dovute allo Stato negli anni successivi. Certo, è anche legittimo pensare che questo tipo di tagli non sia "politicamente" facile da realizzare. Mi rendo conto infatti che su quel tipo di spesa pubblica poggiano interessi molto forti e trasversali di almeno 100 o 200.000 persone e imprese. E magari anche di qualche sofisticata organizzazione criminale (piccola o grande che essa sia) che nuota benissimo nei meandri dei fondi perduti o dei tanti appalti, appaltini, commesse, ordini e forniture varie. Sull’altro piatto della bilancia però vanno messi 57 milioni di cittadini-contribuenti. Per altro, Giavazzi ricorda che nel 2006 la pressione fiscale è stata in Italia pari al 40,6% e che in questi quattro anni è "balzata" al 43,5%, con un parallelo aumento di spesa pubblica, tanto che ci siamo ritrovati già prima della crisi con un deficit superiore a quello del 2005. Non tagliare quella gobba di maggiore spesa e maggiori tasse significa accettare e confermare quanto fatto dal precedente governo Prodi-Visco-PadoaSchioppa. Vengo ora alle precisazioni. L’aumento dell’età pensionabile è necessario ma va inquadrato insieme alla riforma degli ammortizzatori sociali e del sostegno al lavoro ed alle future pensioni dei giovani. Per questo non l’abbiamo considerato negli emendamenti proposti perché non riteniamo che sia materia da affrontare nella sessione di bilancio, bensì in un apposito ed organico provvedimento. Il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese, ammontanti secondo Giavazzi a circa 60 miliardi di euro, darebbe certamente un forte aiuto alle stesse imprese ma sarebbero immediatamente un aumento di Debito Pubblico. Questi debiti sono infatti contabilizzati in competenza e diventano Debito Pubblico solo quando vengono pagati per cassa, visto che il Debito è appunto alimentato dal Fabbisogno di Cassa e non dal Deficit di competenza. Tutto ciò che attiene al federalismo fiscale, come lo spostamento delle imposte dallo Stato agli Enti locali indicato da Giavazzi, è ovviamente positivo. Occorre però considerare che il federalismo fiscale comincerà a produrre i propri effetti fra non meno di quattro o cinque anni, così come le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali e la riforma del pubblico impiego. Ripristinare l’Ici sopra un certo reddito ed eliminare il vincolo di legge sulle tasse universitarie porterebbero a raccogliere qualche centinaio di milioni di euro, non certamente i miliardi di euro necessari a fare una manovra di rigore e di crescita. Infine, la nostra proposta di avere la famiglia come soggetto fiscale di riferimento introducendo una deduzione di 5000 euro per ogni componente il nucleo familiare sarebbe doppiamente equa (rispetto ai diversi livelli di reddito e rispetto alle famiglie più numerose). Questa ipotesi appare certamente più corretta che non la semplice riforma dell’Irpef a sole tre aliquote auspicata da Giavazzi e comunque, tagliando oggi quelle spese, si potrebbe fare subito piuttosto che aspettare la fine della legislatura. Mario Baldassarri presidente commissione Finanze e Tesoro del Senato 28 ottobre 2009
"Federalismo fiscale? Cominciamo con una tassa sui servizi locali" Sergio Chiamparino interviene sull'editoriale di Giavazzi: "Per l'Anci giuse le soluzioni che siano trasparenti" * NOTIZIE CORRELATE * Leggi l'editoriale di Francesco Giavazzi Alcune delle analisi e delle proposte contenute nell'articolo di Francesco Giavazzi pubblicato dal Corriere del 27 ottobre, intitolato "Come coniugare rigore e crescita" sembrano riprendere – nelle loro linee essenziali - quelle fatte dall’Anco. Cerco di riassumerle. In tema di federalismo fiscale l'ANCI non è fra coloro che ne frenano la attuazione; è però singolare - e quanto dice Giavazzi lo conferma indirettamente - che ICI e Irap, ovvero le uniche due imposte autenticamente locali, siano state (o stanno per essere) eliminate, anziché (nel caso dell’IRAP) sopprimerne gli aspetti distorsivi. ''Cominciamo ad attuare subito il federalismo fiscale'', dice Giavazzi. D'accordo, ma la fotografia di cio' che fino ad oggi è stato fatto - come dimostrano i casi citati – va nella direzione opposta. Bisogna dunque partire da questo dato di fatto. E Giavazzi propone di ripristinare l'Ici. Come ANCI, ci spingiamo ancora piu’ in la’: la nostra idea e’ quella di introdurre una tassa sui servizi locali, che trasferisca a livello comunale insieme al catasto la gestione di imposte riferite alla proprietà immobiliare già pagate dai cittadini. Quindi senza crescere la pressione fiscale. Lasciando pero’ ai Comuni di prevedere esenzioni dal pagamento per le famiglie a basso reddito e le prime case, al di sotto di una soglia dimensionale stabilita. Ci pare un passo avanti verso quella trasparenza che deve regolare i rapporti fra amministrazioni locali e cittadini, stimolando anche le prime ad offrire servizi maggiori e migliori. Da ultimo, ricordo che da anni ormai chiediamo un cambiamento del patto di stabilita’ interno che consenta ai Comuni virtuosi di poter disporre entro dati limiti delle loro risorse e che, viceversa, imponga ai Comuni "in deficit" di rientrare verso il pareggio di bilancio. Cosi’ come e’, oggi il patto di stabilita’ interno rischia, di mettere un ulteriore freno alla crescita del Paese, ed al tempo stesso, impedisce di mettere i Comuni non virtuosi di fronte allo loro responsabilità. Sergio Chiamparino sindaco di Torino e Presidente della Associazione dei Comuni Italiani 28 ottobre 2009
Come coniugare rigore e crescita Il governo è in un vicolo cieco. Col trascorrere delle settimane è evidente che la scelta del ministro dell’Economia di attendere che passi la tempesta, nonostante il deficit sia cresciuto meno che altrove, non riesce a far fronte alla caduta dei consumi e all'aumento della disoccupazione. Non solo. Senza riforme, il giorno in cui la crisi finirà riprenderemo a crescere dell’1% l’anno: la disoccupazione rimarrà elevata per oltre un decennio. Ma non appena la posizione di Giulio Tremonti è apparsa indebolirsi, si è fatto avanti il "partito della spesa". Il gettito dello scudo fiscale è stato speso più volte, prima ancora che sia rientrato un solo euro. Gli emendamenti alla Finanziaria presentati per il Pdl dal senatore Mario Baldassarri aumenterebbero significativamente il deficit. I 37 miliardi di minori tasse e maggiori spese in infrastrutture che egli propone sono perlopiù finanziati da tagli agli acquisti delle pubbliche amministrazioni. Vi è certamente molta spesa pubblica inefficiente, ma chiunque abbia osservato, per esempio, le condizioni in cui versano i nostri edifici scolastici converrà che questa copertura è non più che una speranza. Giulio Tremonti fa bene a resistere al partito della spesa ma, poiché non riesce ad arginare la caduta del reddito, il debito cresce comunque: era sceso al 104% del Pil, tornerà al 118 fra un anno. A questo punto serve una svolta. Occorre capire che per mantenere stabile il debito, il rigore finanziario deve essere coniugato con politiche che accelerino la crescita. La pressione fiscale, che all’inizio del decennio era scesa verso il 40%, è tornata sopra il 43: la riduzione delle tasse sul lavoro e sulle imprese è quindi la prima condizione. Ma poiché il nostro debito è quasi il doppio di quello tedesco, non ci possiamo permettere di seguire la signora Merkel e semplicemente tagliare le tasse. Interventi come l’eliminazione dell’Irap debbono essere parte di un pacchetto di misure che ne compensino (in tempi brevi) le conseguenze sul deficit e soprattutto ne amplifichino gli effetti sulla crescita. Tra le molte cose che si potrebbero fare: accelerare l’aumento dell'età della pensione ripristinando lo spirito delle norme Maroni cancellate dal governo Prodi; pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese private. Si stima ammontino a 60 miliardi, un aiuto che vale quasi il doppio della eliminazione dell’Irap (e senza effetti sul debito, poiché sono spese già contabilizzate). Allineare la tassazione delle rendite finanziarie a quanto si fa in Europa. Avvicinare le tasse ai cittadini, cioè diminuire le imposte destinate allo Stato e sostituirle con tasse locali che hanno un enorme vantaggio: i cittadini possono prima decidere come destinarle e poi controllare la qualità dei servizi forniti. Due esempi. Ripristinare l’Ici al di sopra di un reddito minimo e rimuovere il vincolo di legge sulle tasse universitarie consentendo agli atenei di modularle sul reddito familiare, con borse di studio per i meno abbienti. Si chiama federalismo fiscale? Bene, allora cominciamo ad attuarlo subito. Queste misure, accompagnate da qualche liberalizzazione (ad esempio l’apertura dei servizi pubblici locali) e dalle riforme sul pubblico impiego del ministro Renato Brunetta, accelererebbero la crescita e forse consentirebbero a Silvio Berlusconi di adottare, entro fine legislatura, le tre aliquote che ha promesso agli italiani. Francesco Giavazzi 27 ottobre 2009 |
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-10-29 Pronta una bozza di emendamento firmato da dieci senatori della maggioranza Prevista deducibilità totale fino a 50 dipendenti, parziale oltre i 50 Irap, Pdl e Lega insistono sul taglio Vegas: "Ma non c'è copertura" Irap, Pdl e Lega insistono sul taglio Vegas: "Ma non c'è copertura" Giulio Tremonti ROMA - Nonostante le perplessità del governo, Pdl e Lega insistono per il taglio dell'Irap e presentano un emendamento alla Finanziaria. Ricevendo, però, un nuovo stop. Dopo le ipotesi circolate ieri dieci senatori di Pdl e Lega presentano una proposta che prevede un taglio fino a 4 miliardi dell'imposta. L'emendamento dice che per le imprese fino a 50 dipendenti l'Irap sia totalmente deducibile e sarà invece parzialmente deducibile anche per quelle oltre i 50 ma in misura corrispondente alla quota percentuale di 50 dipendenti. Nelle intenzioni dei firmatari c'è la creazione di una sorta di franchigia per azzerare totalmente l'Irap sul costo del lavoro per le piccole e medie imprese e per ridurne proporzionalmente il peso su tutte le altre. La bozza lega la copertura alla soppressione, dal 2010, dei "trasferimenti erogati da amministrazioni pubbliche italiane alle imprese per contributi in conto capitale e in conto corrente", fatta eccezione dei trasferimenti al trasporto pubblico locale e alle ferrovie. In pratica si andrà alla trasformazione dei cosiddetti "fondi perduti" in credito d'imposta. Questa misura, si legge nella proposta, determinerà "un risparmio di spesa valutato a decorrere dal 2010 in 6 miliardi di euro". Di questi 6 miliardi, 4 miliardi saranno destinati al taglio dell'Irap, mentre gli altri 2 miliardi saranno destinati al credito di imposta per le imprese che fanno nuovi investimenti nelle aree svantaggiate. In particolare, l'emendamento prevede che dal primo gennaio 2010 le imprese che fanno nuovi investimenti potranno fruire di "un credito di imposta utilizzabile in 10 anni" per un ammontare corrispondente ai contributi che sarebbero stati erogati in conto capitale e fino a concorrenza delle stesse somme. Il governo, però, non nasconde la preoccupazione. "Il nodo - spiega il viceministro Giuseppe Vegas - resta sempre quello della copertura". E anche la copertura proposta nell'emendamento di Pdl e Lega parrebbe non convincere per il momento l'esecutivo. "Per adesso - dice Vegas - non ci sono le condizioni finanziarie soprattutto per quanto riguarda la copertura delle minori entrate che derivano dall'agevolazione fiscale". Nel frattempo, sulla proposta, potrebbere convergere l'opposizione. Il Pd, dice il segretario Pier Luigi Bersani "è d'accordo", a patto che rientri in un pacchetto di misure anti-crisi. La stessa linea di Udc e Idv. (29 ottobre 2009)
Stoppata l'ipotesi di emendamento su cui lavora il relatore della Finanziaria in Senato "Sforbiciata per le aziende che non licenziano". Costo da 2 a 4 miliardi Irap, il Governo frena sull'Irap "Mancano risorse per tagliarlo" Il sottosegretario all'Economia Vegas: "Il problema sono le coperture" Irap, il Governo frena sull'Irap "Mancano risorse per tagliarlo" Giulio Tremonti ROMA - E' sempre più ingarbugliata la situazione intorno al taglio dell'Irap. Annunciato e poi ridimensionato da Berlusconi, rispuntato sotto forma di ipotesi su cui sta lavorando il relatore della Finanziaria al Senato, Maurizio Saia. E infine nuovamente bocciato da Governo: "Non ci sono risorse - dice Il vice ministro dell'Economia, Giuseppe Vegas - Tutti in linea di principio vogliono un alleggerimento fiscale, ma il problema sono le coperture". Taglio per le imprese che non licenziano. "Vale per le imprese sotto i 50 addetti che costerebbe 2-3 miliardi, 4 miliardi a tenersi larghi" e potrebbe essere legato al mantenimento dei lavoratori occupati. Insomma sarebbe riservato alle aziende che non licenziano. E' questa l'ipotesi su cui sta lavorando il relatore della Finanziaria al Senato, Maurizio Saia. La misura allo studio dovrà essere coperta con tagli alla spesa e non dalle risorse dello scudo fiscale. "Se si riuscisse a trovare una soluzione condivisa, questa sarebbe il frutto della "sintesi degli emendamenti presentati dal Pdl, dalla Lega e dal Pd" spiega Saia. Baldassarri: "Vediamo ma niente sforamenti". Mario Baldassarri, primo firmatario del pacchetto di emendamenti del Pdl che contiene anche due proposte sull'Irap (una che vale 12 miliardi di euro e una che vale 8 miliardi e che prevede un taglio per le aziende al di sotto di 100 dipendenti) precisa: "Tremonti e' contrario ad aumenti del deficit e lo sono anch'io.Una cosa che non vogliamo è la copertura presa dai fondi Fas. Per noi la copertura deve arrivare con la trasformazione dei fondi perduti in credito d'imposta". L'iter parlamentare. Nel caso in cui si arrivasse a trovare un punto di mediazione già durante i lavori in commissione la proposta potrebbe essere comunque formalizzata solo dal relatore o dal governo. In alternativa, occorrerebbe attendere l'approdo del testo in Aula. Ma Vegas precisa: "I tempi sono stretti, ed è Difficile che si possa fare qui in commissione". Giorni di polemiche. Questione non secondaria quella del taglio dell'Irap. Berlusconi l'aveva annunciato con enfasi anche per venire incontro alle rischieste di Confindustria. Ma si era dovuto scontrare con lo stop imposto dal ministro del Economia Giulio Tremonti. Uno scontro durissimo che era culminato in una telefonata tempestosa tra il premier e il suo ministro. Tremonti era stato chiaro: "Nominami vicepresidente del consiglio con deleghe piene". Una richiesta che aveva indispettito il Cavaliere e i molti, nel governo, sempre più infastiditi dallo strapotere del titolare dell'Economia. "Ma vi rendete conto? Prima mi ha posto un diktat inaccettabile con questa storia del vicepremier, poi mi ha messo con le spalle al muro negando il taglio sull'Irap. Così non si può più andare avanti" si era sfogato il Cavaliere con i coordinatori del Pdl. Poi il caso era rientrato dopo un incontro tra il presidente e il ministro che si era concluso con la costituzione di un comitato di politica economica presieduto da Tremonti. Un armistizio in piena regola. Oggi, per rafforzarlo, Berlusconi ha chiamato ministri e alti dirigenti che nei giorni scorsi avevano avuto differenti opinioni con il responsabile di via XX Settembre per invitarli alla compattezza. "Basta con le guerre interne - queste le parole attribuite al premier - ora dobbiamo avanzare uniti. Non voglio che ci siano più litigi. E' necessario aprire una nuova fase di dialogo e di collaborazione". (28 ottobre 2009) |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-10-29 Taglio dell'Irap, Vegas frena. La priorità del Pd: i redditi bassi di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore La corsa è partita. Il relatore della finanziaria in Senato, Maurizio Saia ammette che "è allo studio uno sgravio Irap per le piccole imprese sotto i 50 addetti". Una manovra che potrebbe costare tra i 2 e i 4 miliardi. Se ne parlerà oggi a Palazzo Madama, ma dal Tesoro continuano a parlare di risorse scarse. In ogni caso non chiudono la porta. "Vedremo", dichiara il viceministro Giuseppe Vegas, chiedendo più tempo. Intanto Mario Baldassarri, capofila della fronda antitremontiana, afferma di "aspettare un segnale dal governo". E non è finita. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno torna a bussare alle casse pubbliche per Roma Capitale. Insomma, armi affilate per scardinare il rigore del ministro dell’Economia. È la "collegialità" voluta da Silvio Berlusconi: il partito della spesa avanza. La contromanovra Pd L’opposizione dal canto suo prepara un "pacchetto di mischia" con una ventina di proposte su sei aree tematiche (lavoro; sostegno ai redditi; sostegno alle imprese, emergenza idrogeologica e sismica; enti locali e Mezzogiorno). "È questa la controfinanziaria - annuncia la capogruppo Anna Finocchiaro - Lo spirito della nostra proposta <WC1>è quello di individuare alcune priorità che per noi sono il mantenimento del reddito delle famiglie e degli individui durante la crisi".<WC> Insomma, si parte dal reddito delle famiglie in difficoltà, come spiega il relatore di minoranza Vidmer Mercatali. Per il pd il tema di fondo è quella coesione sociale di cui ha parlato anche Giulio Tremonti, audito in commissione. Tanto più che i mesi che verranno segneranno il picco della disoccupazione - continua Mercatali - per questo chiediamo una tutela universalistica della disoccupazione e il raddoppio delle risorse per i rinnovi contrattuali". In altre parole: i redditi bassi vanno garantiti. Così come, in nome della crescita, va assicurata ai Comuni virtuosi la possibilità di cantierare la messa in sicurezza delle scuole. "Servono 4-5 miliardi per attivare progetti già immediatamente cantierabili", spiega ancora Mercatali. Per non aprlare del riassetto idrogeologico del Paese, "l’unica vera grande opera dell’Italia", aggiunge Finocchiaro. Nel menu - risicatissimo - del governo sono troppe le voci mancanti. Non ci sono fondi per la sicurezza 8si "ritagliano" solo 100 milioni di euro, a fronte di tagli per 3 miliardi). Non ci sono le risorse per il risparmio energetico, che hanno attivato in pochi mesi 200mila cantieri, e manca il capitolo dei crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione. La contromanovra pd è fatta anche di questo. "Pensiamo alla possibilità di cedere i crediti alla cassa depositi e Prestiti", conclude Mercatali. L’Irap del Pd Nella proposta Pd non manca lo sgravio Irap. "Berlusconi ha scritto in un messaggio alla Cna che avvierà una graduale diminuzione, fino alla soppressione, dell’imposta - spiega Enrico Morando - Ora deve dirci quando si comincia e da dove, se non vuole finire come Hoover che passò dalla recessione alla depressione. Noi lo sappiamo. Proponiamo di eliminare la base imponibile legata al lavoro nelle società di persone. È un piccolo passo, ma è un inizio. Se Berlusconi vuole passare dalle parole ai fatti, ci dia una risposta". Infine, il ripristino del fondo per lo sgravio fiscale sulla contrattazione di secondo livello, e una proposta sugli affitti. Aliquota al 20% per chi incassa l’affitto, e detrazione fiscale per chi lo paga. 28 ottobre 2009 |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-10-2 9Irap: sui tagli il governo rinvia all'aula, manca la copertura 29 ottobre 2009 La maggioranza lavora a ipotesi di taglio per le pmi Vegas: "Per il taglio dell'Irap non ci sono le coperture" Rimborsi Irap: il nuovo calendario regionale delle Entrate "Dai nostri archivi" Vegas: "Per il taglio dell'Irap non ci sono le risorse" Il governo non intende modificare il decreto Abruzzo Decreto Abruzzo. Marcia indietro del Governo, niente fiducia Dalle 17 la Finanziaria è in aula al Senato. Ventilata la fiducia Finanziaria: in aula -sos-al Senato da oggi Il Governo prende tempo sull'emendamento Pdl-Lega per il taglio dell'Irap per le Pmi e rinvia la decisione all'esame dell'Aula. Tutta colpa della mancanza di copertura dell'emendamento. Lo ha confermato il viceministro all'Economia, Giuseppe Vegas, prima della riunione della commissione Bilancio del Senato sulla Finanziaria. "In Commissione il parere del Governo sarà contrario a malincuore", ha detto Vegas, aggiungendo che "tutti siamo d'accordo nel merito", ma resta un problema di valutazione della copertura finanziaria dell'emendamento. Dunque nel pomeriggio "in Commissione si andrà verso una bocciatura tecnica per poi consentire la ripresentazione dell'emendamento in Aula". La decisione é giunta nel corso di un incontro tra il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, il vice ministro Vegas, il presidente della commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini e un rappresentante della Lega. "Il percorso della finanziaria - ha detto Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl - si concluderà certamente con la riduzione delle tasse per le imprese e le famiglie. Ci sarà anche la riduzione dell'Irap, grazie ai proventi dello scudo fiscale che la sinistra contestava". Per la presidente del gruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro "il presidente Gasparri è confuso. Non può finanziare il taglio dell'Irap con lo scudo fiscale. Questa entrata dà risorse una tantum e quindi non riuscirebbe a coprire un onere permanente". Per Finocchiaro la maggioranza sta facendo sempre il solito gioco: taglia gli incentivi alle imprese e glieli restituisce sotto forma di un limitatissimo sgravio indiscriminato. Non è la nostra idea. Noi invece intendiamo finalizzare il taglio dell'Irap al mantenimento dei posti di lavoro". Sistema, dice Finocchiaro, che premierebbe le imprese che mantengono o aumentano l'occupazione. (N.C0.) 29 ottobre 2009
Irap, la maggioranza lavora a ipotesi di taglio per le pmi 28 ottobre 2009 Vegas: "Per il taglio dell'Irap non ci sono le risorse" Rimborsi Irap: il nuovo calendario regionale delle Entrate "Dai nostri archivi" Brunetta: Irap ridotta dal 2010, si può eliminare in quattro anni IL TAGLIO DELL'IRAP / Una mossa giusta, ora diventi realtà L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato Il Senato prepara il taglio modulare ideato dagli ex An Via libera al taglio di Ires e Irap Un alleggerimento dell'Irap "per le imprese sotto i 50 addetti che costerebbe 2-3 miliardi, 4 miliardi a tenersi larghi" e che potrebbe essere legato al mantenimento dei lavoratori occupati. E' questa l'ipotesi su cui sta lavorando il relatore della Finanziaria al Senato, Maurizio Saia (Pdl), partendo dagli emendamenti presentati alla Finanziaria in materia dal senatore del Pdl, Mario Baldasarri, della Lega, ma anche dell'opposizione. La misura allo studio dovrà essere coperta con tagli alla spesa e, hanno riferito Saia e il presidente della commissione Finanza, Mario Baldassarri, si attende una risposta da parte del governo. Un emendamento alla Finanziaria potrà essere proposto dallo stesso relatore o dal governo. E per il governo ha risposto il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas, che ha definito l'ipotesi "interessante" ma ha precisato che al momento "non ci sono le coperture". 28 ottobre 2009
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